Per il graphic design il 2022 è l’anno in cui passato, presente e futuro coesistono. Abbiamo preso in esame le tendenze della comunicazione visiva da non perdere per creare soluzioni creative e al passo coi tempi.
La storia della cultura visiva è strettamente connessa allo sviluppo della società, una società che vive e si alimenta di comunicazione. Ogni tendenza di comunicazione visiva merita quindi grande attenzione, perché è lo specchio della società e parla con la società stessa, nel modo che le è più consono.
Queste tendenze hanno un carattere effimero e passeggero – non andranno a modificare strutturalmente le regole del graphic design! – ma conoscerle è fondamentale per capire la cultura visiva in cui attualmente ci troviamo, sia come addetti ai lavori che come fruitori di contenuti.
Come agenzia di consulenza e creazione di prodotti digitali analizzare, comprendere e interpretarle questi trend è imprescindibile per migliorare la comunicazione, trovare stimoli interessanti e consigliare al meglio i clienti mettendo a loro disposizione linguaggi moderni che possiamo far calzare sulle loro esigenze e adeguare al meglio per raggiungere i risultati desiderati.
Le tendenze più interessanti del graphic design per il 2022: passato, presente e futuro
Gli anni ’20 del 2000 sono stati anni felici e di fermento per la comunicazione visiva, un po’ come gli anni ’20 del ‘900 con il Bauhaus, il De Stijl e le altre avanguardie. Hanno visto la nascita di trend solidi e duraturi come il Minimalismo e il Flat design, utilizzati ancora oggi e che secondo noi non ci abbandoneranno all’improvviso ma, proprio perché ce li stiamo lasciando alle spalle, sono ormai utilizzati soprattutto da chi vuole andare sul sicuro e non sente una forte esigenza di distinguersi e di emergere dalla massa, e/o da chi ha un budget ridotto, vista la loro larga diffusione. Risorse in questo stile sono ormai utilizzate e reperibili anche gratuitamente, letteralmente ovunque.
Altre tendenze più recenti, che si sono sviluppate di pari passo all’esigenza di caratterizzare maggiormente il prodotto digitale e l’interfaccia, che altrimenti, a causa del Minimalismo rischierebbero di confondersi pericolosamente tra loro, sono assimilabili a mode passeggere e in costante cambiamento. Per fare un esempio, quello che ieri era chiamato Neuromorphism oggi si è già trasformato in Glassmorphorfism e in Holomorphism ed è interessante vedere come questi trend mutino, talvolta anche sovrapponendosi.
Queste ultime sono, secondo noi, da considerare piuttosto micro-tendenze o mode passeggere inserite in un contesto più ampio.
E adesso veniamo al dunque: ecco i trend di graphic design che secondo noi sono più interessanti, linguaggi che raccomandiamo di capire e da iniziare a “parlare” al più presto per migliorare la comunicazione del brand e per raggiungere determinati tipi di pubblico.
Massimalismo
È la tendenza generale sempre più dirompente, che si oppone al minimalismo e al Flat design e che comprende altre tendenze secondarie descritte di seguito. Non tende a semplificare e ordinare, ma esagera e arricchisce di numerosi elementi, sempre più spesso anche dinamici e interattivi (colori vibranti, tipografia enorme e immagini ad alto impatto visivo), infrangendo talvolta anche le regole più comuni, allo scopo di catturare l’attenzione. Questa tendenza interessa principalmente visual e interfacce piuttosto che il logo, l’elemento cardine della brand identity che invece sta seguendo la strada opposta, quella di un’estrema semplificazione in termini sia di font che di pittogramma.
Il Massimalismo è un contenitore di tanti elementi e caratterizzazioni che, proprio per le motivazioni per cui è apparso in quest’epoca, secondo noi, è destinato a durare a lungo. Questo significa che se riusciamo a decifrarlo e a comprenderne le logiche generali che lo governano saremo in grado di produrre una comunicazione che risulterà a lungo attuale e con altissimo potenziale di successo. Stiamo vedendo la fine della filosofia Less is more…sta arrivando quindi More is more! (Come sostiene anche il nuovo libro della casa editrice Victionary, la riedizione del suo ormai lontano fratello “Less is more” appunto!)
Anti-design o anche Disruptive culture
Più che una tendenza, una fase ciclica che si ripete con frequenza nella storia della cultura visiva e che si affianca e dialoga con il massimalismo. Nel ‘900 potremmo dire che si manifestò con il Brutalismo che nasceva in contrapposizione al Movimento Moderno, nell’architettura come nel design, nella moda, nel cinema e nelle altre discipline visive. Come funziona? Esattamente al contrario di quello che siamo stati abituati a fare nei decenni precedenti: le prerogative sono infrangere ogni regola, persegue la disarmonia, favorire i contrasti, gli abbinamenti apparentemente casuali. “Apparentemente”, sì, perché infrangere le regole implica necessariamente conoscerle bene e ciò è tanto affascinante quanto rischioso. Il rischio, se non si ha padronanza delle regole, è quello di produrre una comunicazione non solo inefficace ma anche disturbante senza volerlo. Proprio per questo rischio è difficile che, anche se strettamente connessa e contenuta nel Massimalismo, riesca ad avere la stessa durata e la stessa diffusione.
Anni ’90
Una tendenza nella tendenza…notoriamente esistono periodi che vanno dai dieci ai vent’anni fortemente caratterizzati da elementi visivi ed estetici precisi, che siamo appunto abituati a chiamare “mode” destinate a svanire… ma non per sempre, infatti con una certa frequenza puntualmente ritornano in voga in epoche molto distanti e che con alcuni interventi di rivisitazione riescono a convivere con le nuove tendenze dell’attualità. Per intenderci, l’appena passata era del Flat design dialogava perfettamente con lo spirito degli anni ’80 come ha dimostrato la Vaporwave – una corrente artistica nata nel 2010 -, in un certo senso il successo di Stranger Things ne è stata una lampante manifestazione.
Oggi pare proprio che il Massimalismo e la Disruptive Culture strizzino l’occhio ai ’90, vuoi per l’instabilità in cui siamo immersi che complice la pandemia e tutte le sue conseguenze ci allontana dall’equilibrio e dalla ricerca della perfezione, vuoi perché all'”ascolto” abbiamo i millennials che empatizzano con quegli anni perché riportano alla loro mente i pomeriggi passati a guardare MTV! Possiamo aspettarci di rivedere quindi i frame, le grafiche con schemi color block e tinte molto shock e fluo oppure le icone e le illustrazioni formate da grandi pixel, gli hyperlink molto evidenti, le animazioni semplici, ripetitive e poco fluide. A pensarci bene questo tipo di effetti ha molto a che fare anche con la tendenza all’anti-design. Probabilmente tornerà anche lo stile grunge, in particolare texture che danno agli elementi grafici un aspetto “rovinato”.
Distruzione degli stereotipi
Questa tendenza coinvolge soprattutto gli elementi visivi ai quali viene attribuito solitamente un valore iconico, come le illustrazioni e le foto, in certi contesti i colori e ovviamente le icone. Senza voler entrare nel merito di dinamiche politiche e socio-culturali, possiamo semplicemente affermare che probabilmente non è un caso notare questa tendenza in un’epoca in cui parliamo di gender-fluid, in cui ritorniamo purtroppo a parlare del colore della pelle e di altri temi etici che creano dibattito sui diritti e sul tema dell’inclusione sociale. Solo per fare un esempio, provate a pensare alla rappresentazione del genere maschile e femminile attraverso il colore: in linea con la Disruptive culture, difficilmente oggi vedremo scegliere il rosa e il blu, in alternativa verranno usati colori che non rafforzano gli stereotipi, come il viola, l’arancione o il verde.
Il graphic design sta percorrendo nuove strade per rispecchiare questa tendenza, lo dimostrano le scelte di molti brand importanti che stanno utilizzando la distruzione degli stereotipi per rafforzare la loro posizione sul mercato. (ad esempio Trello e Slack)
Stili misti (2D, 3D, animazione e interazione)
Sia la grafica 2D che quella 3D hanno una capacità di comunicare che non può essere sottovalutata o eliminata, possiamo quindi aspettarci di vedere esempi in cui i due linguaggi addirittura si mischieranno.
Ovviamente troveremo vari modi di applicare entrambi gli stili, per esempio nell’illustrazione 2D è in voga ormai da un po’ l’effetto scarabocchio, per il 3D possiamo notare l’applicazione di texture o di effetti grunge ma anche di superfici plastiche.
L’animazione, essendo un elemento trasversale, ovviamente troverà la sua applicazione anche e soprattutto nel settore dell’illustrazione, ciò è più che sensato considerando il fatto che saranno sempre molti di più i supporti che ne permettono la diffusione (oltre ai classici manifesti vediamo sempre più spesso schermi che veicolano messaggi pubblicitari).
La tipografia diventa protagonista del graphic design
Finora abbiamo visto i trend del graphic desing per quanto riguarda visual, colori, illustrazioni, loghi. Ma le nuove tendenze visive coinvolgono anche i caratteri tipografici (font).
Già da un po’ stiamo assistendo al ritorno, sempre più in grande stile come comanda il massimalismo, dei caratteri con le grazie (serif) e stiamo mettendo da parte i caratteri a bastoni (sans serif). Vediamo in che direzione ci porteranno le altre tendenze che abbiamo individuato nell’utilizzo dei caratteri:
Decostruzione: anche le regole della tipografia vengono infrante e i caratteri appaiono volutamente esagerati e disarmonici per creare effetti ottici d’impatto. Come abbiamo detto si preferiscono font serif ma non sono più i grandi classici come il Garamond (comunque intramontabile!), quanto piuttosto caratteri in cui le grazie assumono forme strane, liquide o estremamente appuntite, oppure vengono utilizzati effetti molto impattanti come il 3d, l’effetto palloncino o delle colorazioni fluo e gli effetti olografici.
Animazione: si diffonde ancora di più, anche nella realizzazione dei loghi (elemento che siamo abituati a concepire come statico), in cui i font variano nello spazio in cui sono inseriti, amplificando l’effetto di decostruzione dei caratteri. Il nuovo logo di Meta può essere un ottimo spunto!
Uso espressivo: il carattere torna ad essere il protagonista addirittura come elemento grafico che si sostituisce all’illustrazione o all’infografica, un esempio pertinente potrebbe essere Wrapped 2021 di Spotify dove il font diventa sia elemento decorativo che illustrativo.
Come approcciarsi ai trend visivi?
Ci teniamo a ribadire un concetto importante: le leggi del graphic design sono impermeabili a qualsiasi tipo di trend che sia destinato a svanire nel giro di qualche mese o a durare per anni. “Impermeabili” nel senso che non potranno essere modificate da nessuna moda o tendenza, rimangono immutabili nel tempo perché dipendono dai meccanismi del cervello umano, dalla fisica che influisce sulla percezione dei colori, degli spazi e degli elementi che vediamo.
Questa premessa è essenziale per comprendere che non è obbligatorio seguire i trend del momento, tantomeno alle lettera. Conoscerli è importante per capire come si sta muovendo il mondo della comunicazione visiva intorno a noi, ma utilizzarli segue ben altri parametri. Scegliere di utilizzare un linguaggio visivo, infatti, deve dipendere dal nostro obiettivo di comunicazione e dal nostro destinatario. Un po’ come quando nella comunicazione verbale scegliamo quali parole e quale tono di voce usare in base a chi ci sta ascoltando. Avere le idee chiare sui nostri obiettivi, approfondire la conoscenza del nostro destinatario e provare a comprendere l’epoca in cui viviamo, sono effettivamente le cose da fare per comunicare bene!
Ed è proprio così che ci occupiamo di progettazione grafica, progettazione del brand o progettazione della comunicazione: partendo dal cliente e dal progetto, dai suoi obiettivi e dal suo target, sfruttando le nostre conoscenze per scegliere gli strumenti vincenti per il successo del progetto.