Lockdown di 2 mesi? Focolai di Covid nel Bel Paese? E’ davvero tutto passato?
A leggere i dati dei downloads dell’App Immuni sembrerebbe di sì, solo 8 italiani su 100 l’hanno scaricata, per adesso quindi un flop colossale e le innumerevoli polemiche sui ritardi (quando la paura faceva 90) naufragate sulle spiagge italiane.
E’ davvero tutta colpa della privacy? E allora come la mettiamo con il caso privacy di FaceApp? Proviamo a fare un pò di chiarezza.
A partire dal 15 giugno il garante della protezione dei dati personali ha autorizzato l’utilizzo di Immuni, l’app nata dall’esigenza di avere un ulteriore strumento per controllare la diffusione del Covid-19 e che ha mosso varie polemiche riguardo al trattamento dei dati degli utenti. Una polemica che appare strana se pensiamo che ogni giorno utilizziamo app come Facebook o Google che mettono a rischio dati sensibili (informazioni personali, localizzazione) o ancora più assurda se osserviamo il successo di un’app molto famosa al momento, FaceApp, in cima alla classifica delle app più scaricate del 2020 nonostante grosse lacune in termini di privacy.
Vediamole entrambe nel dettaglio, mettendo in luce quanto davvero ciascuna di loro si impegna a rispettare il trattamento dei dati personali dei suoi utenti.
FaceApp è un software di fotoritocco creata da Wireless Lab, società con sede a San Pietroburgo. Dopo il boom dello scorso anno, grazie all’introduzione del nuovo filtro di cambio sesso, FaceApp è ritornata prepotentemente a inondare le home di FB e IG, scalando la vetta delle app più scaricate.
Pochi secondi e potete vedervi nei panni del vostro alter-ego uomo o donna.
Si ok, molto divertente, ma che fine fanno le foto? E la privacy viene rispettata?
Queste domande erano già sorte lo scorso anno, creando un problema agli sviluppatori, che hanno risolto introducendo nuove regole di protezione dati: le vostre foto e tutte le informazioni raccolte, verranno usate e messe in giacenza per non più di 24-48 ore, con possibilità di cancellazione dei dati dal cloud entro appunto questo termine.
Leggendo la privacy policy però si evince altro: le vostre foto possono essere utilizzate sia dagli sviluppatori dell’app, sia cedute a terzi, i cosiddetti “affiliati”, i quali posso utilizzare queste informazioni per aiutare a fornire il servizio dell’applicazione stessa. Inoltre quando scaricate FaceApp, viene consentito libero acceso alla vostra galleria personale: informazioni e volti di amici e parenti vengono acquisiti all’applicazione, senza dimenticare che la maggior parte delle foto sono geolocalizzate.
Tutto chiaro? Bene, adesso invece parliamo di Immuni.
Immuni è un’applicazione sviluppata da Bending Spoons, software house milanese, e voluta dal Ministero della Salute per identificare nuovi contagi da Covid-19. Una volta scaricata viene generato un codice numerico non tracciabile, senza così usare dati sensibili, nè informazioni di geolocalizzazione.
Le informazioni raccolte vengono direttamente inviate all’Istituto Superiore di Sanità, tutto nella completa anonimia.
Attraverso un sistema Bluetooth Low Energy l’app connette due telefoni che si trovano a poca distanza l’uno dall’altro e nel caso in cui uno dei due venga a contatto con una persona positiva al coronavirus, verrà avvertito tramite notifica.
In sintesi l’app non registra i vostri dati, tanto meno quelli dei vostri contatti, l’app è anonima e l’anonimato rimane anche quando viene inviata la notifica, grazie al codice numerico non tracciabile.